LA CITTÀ DIFFUSA, mostra ed eventi: LICEO GALVANI, COMUNE DI PORDENONE E FONDAZIONE PORDENONELEGGE
22 febbraio 2024
17 gennaio 2020
«Cosa intende per nazione signor ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano, ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra patria. Ma è una patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? ». Con queste parole un emigrante italiano del 1885 rispondeva ad un ministro che esaltava l’Italia come patria comune. La situazione odierna è completamente mutata, la nuova emigrazione spesso esporta talenti e istruzione ma la domanda, modificando i termini citati dall’emigrante e sostituendoli con istruzione, ricerca, opportunità, stipendi, riconoscimento sociale, mantiene una sua attualità.
A questi temi è stato dedicato il convegno "Restare o partire?" organizzato da EFASCE Pordenonesi nel Mondo con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia il 27 dicembre nella prestigiosa sala del Palazzo Montereale Mantica messa a disposizione dalla Camera di Commercio di Udine e Pordenone, con alcuni protagonisti della nuova emigrazione originari di Pordenone e provincia: Stefano Dri, manager nel settore finanziario che vive e lavora a Stoccarda, Giovanni Marzin ingegnere elettronico che opera nel campo della ricerca avanzata sulle telecomunicazioni negli USA e Valeria Pozzo, cantautrice brillante e di successo di casa a Londra.
A supportare le narrazioni d’esperienza dei tre testimoni è intervenuto Paolo Tomasin, sociologo, collaboratore della Banca Mondiale, espatriato anche lui in Brasile all’inizio degli anni Novanta, che ha presentato una serie di dati recenti sull’emigrazione in Italia e in Friuli. A condurre il dibattito, sulla linea di uno storytelling accompagnato dalla riflessione, il docente di storia e filosofia Massimo De Bortoli del Liceo Le Filandiere di San Vito al Tagliamento. Gino Gregoris, presidente di EFASCE, nel suo discorso di apertura ha parlato dei problemi in campo su questo versante, dalle difficoltà del rientro per i nostri corregionali alla poca attrattività del sistema Italia per giovani di altri paesi, che porterebbe ad uno scambio di competenze, una crescita e un arricchimento comune.
Dopo la pausa della cosiddetta transizione demografica degli anni ’80 che ha visto una riduzione dei flussi migratori verso l’estero, è ripresa una nuova migrazione (più scolarizzata e aspirante a profili professionali più elevati) e a inizio 2018 erano più di 5 milioni gli iscritti all’AIRE di cui la metà in Europa.
Secondo il recente rapporto sulle migrazioni dell’Istat, nel periodo 1998-2008 sono stati 428.000 gli italiani che hanno trasferito la residenza all’estero mentre tra il 2010 e il 2017 il saldo migratorio è stato negativo di oltre 400.000 unità e sono stati complessivamente 816.000 gli italiani trasferiti all’estero negli ultimi 10 anni. Il Friuli Venezia Giulia con il 4 per mille è la regione italiana con la più alta incidenza di emigratorietà in rapporto alla popolazione. Dove vanno i nostri connazionali all’estero? Per il 60% si distribuiscono in Europa tra Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Spagna e poi ancora in Brasile, USA, Australia e Canada.
Tenere i rapporti con questa massa enorme di persone, attraverso i segretariati locali, è il compito di EFASCE che condivide con le altre associazioni che in regione si occupano di emigranti (Ente Friuli nel Mondo, Giuliani nel mondo ed ALEF erano presenti al convegno) e fornire supporto in termini di conoscenze e indicazioni a chi intende espatriare, rientrare o si trova a vivere all’estero.
Dopo la pausa della cosiddetta transizione demografica degli anni ’80 che ha visto una riduzione dei flussi migratori verso l’estero, è ripresa una nuova migrazione (più scolarizzata e aspirante a profili professionali più elevati) e a inizio 2018 erano più di 5 milioni gli iscritti all’AIRE di cui la metà in Europa. Secondo il recente rapporto sulle migrazioni dell’Istat, nel periodo 1998-2008 sono stati 428.000 gli italiani che hanno trasferito la residenza all’estero mentre tra il 2010 e il 2017 il saldo migratorio è stato negativo di oltre 400.000 unità e sono stati complessivamente 816.000 gli italiani trasferiti all’estero negli ultimi 10 anni. Il Friuli Venezia Giulia con il 4 per mille è la regione italiana con la più alta incidenza di emigratorietà in rapporto alla popolazione. Dove vanno i nostri connazionali all’estero? Per il 60% si distribuiscono in Europa tra Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Spagna e poi ancora in Brasile, USA, Australia e Canada.
Ma che cosa hanno trovato i testimoni scelti da EFASCE nel viaggio alla ricerca del loro tesoro? Libertà assoluta nella cosmopolita Londra e assenza di pregiudizi ha detto Valeria Pozzo, voce intensa e profonda che ha ammaliato il pubblico con alcuni brani di sua produzione, essere preso sul serio e lealtà nei rapporti secondo Stefano Dri, studi alle Filandiere e poi alla Bocconi, che vive in Germania, valorizzazione delle competenze fin da subito e un ambiente familiare nell’opinione di Giovanni Marzin di Cordovado formatosi al Politecnico di Milano e green card in tasca oltreoceano nel New Jersey.
Le loro prospettive per il futuro? Non è così facile rispondere. Certamente vivere in Europa non è la stessa cosa che avere un progetto di vita in un altro continente, le comunicazioni e i modi per tenere vicini familiari e amici sono molti. L’Europa conta nel sentirsi parte di una grande famiglia. Se è vero, come ha ricordato il rappresentante dell’Ente Friuli nel Mondo Luigi Papais, che il 47% degli studenti universitari dell’area udinese secondo una recente indagine è intenzionato ad espatriare per brevi o lunghi periodi, la domanda da farsi è cosa si può fare per aiutare i giovani emigranti a sentirsi ancora italiani, pur nell’ambito di un cosmopolitismo e di un senso di appartenenza europea ormai accettati come una risorsa per molti di loro.
Impossibile trarre conclusioni da un intreccio di storie, esperienze e numeri ma puntare i riflettori su una questione che sta assumendo una dimensione crescente è non solo utile ma necessario. L’occasione del convegno ha dato modo ad una rappresentanza del nuovo Consiglio Direttivo EFASCE di incontrare una ventina di giovani espatriati per costruire insieme a loro prossimi percorsi di circolarità e nuove forme di relazione con questo pezzo importante d’Italia che vive fuori dall’Italia e dal Friuli, pur conservando entrambi sempre nella mente e nel cuore.
Massimo De Bortoli
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